Per la “Giornata della memoria” IL Club LIONS di Mercato San Severino, potendo confidare sull’apporto del COMITATO ad hoc istituito, già propulsore di diverse attività nel passato, per superare lo step di non poter organizzare in presenza, ha coinvolto il 1 CIRCOLO DIDATTICO di Mercato San Severino, affinchè, attraverso una condivisione di idee, si realizzasse l’intento di vedere “i più giovani” coinvolti, attivamente, sul tema della SHOAh, si potessero raccogliere i contributi che i piccoli lettori di testi , di articoli, di pagine di libri , avessero maturato discutendone con la docente , attraverso un confronto interattivo.
Il gruppo di alunni della Classe V del Plesso di Pandola, motiva così il lavoro di riflessione svolto ”Quest’anno per la giornata della memoria vogliamo ricordare Anne Frank, una ragazza ebrea tedesca, morta nel campo di concentramento di Bergen-Belsen a quindici anni. Quando i nazisti iniziarono le persecuzioni contro gli Ebrei, la famiglia di Anne scappò ad Amsterdam da Francoforte per sfuggire all’arresto, erano in quattro:i genitori ,Anne e la sorella Margot.Il giorno del suo tredicesimo ompleanno ad Anne fu regalato un diario che lei chiamò Kitty,in cui iniziò a scrivere le sue emozioni e la sua vita. Nel 1942 Anne e la sua famiglia furono costretti a nascondersi in un alloggio segreto sulla fabbrica di suo padre insieme ad altre quattro persone. Per due anni Anne rimase nel nascondiglio segreto e lì scrisse il suo diario dove raccontò tutto quello che accadeva fuori e dentro il suo cuore:paure,gioie e il desiderio di tornare libera per diventare una scrittrice.Un giorno a causa di una spia la polizia entrò nell’alloggio segreto e Anne e tutti gli altri furono arrestati e portati nei campi di sterminio, dove morì di malattia nel 1944.Nel 1945 la guerra finì e solo suo padre Otto tornò a casa, nel nascondiglio segreto trovò i fogli del diario di Anne e decise di pubblicarlo."
Il 27 gennaio si celebra la “Giornata della memoria” , noi non possiamo immaginare le brutte cose che i nazisti hanno fatto a persone innocenti e senza colpa come Anne, ma desideriamo fortemente che questa giornata debba indicare all’umanità la strada giusta per non dimenticare quelle crudeltà.
Noi abbiamo letto il diario di Anne e ci siamo emozionati pensando alle sofferenze e poi alla morte di questa ragazza che come noi amava la vita, gli amici e la sua famiglia.
Il gruppo di alunni della Classe V del Plesso Don Salvatore Guadagno , ha elaborato attraverso un’ attenta analisi, i seguenti concetti redigendo il testo : Le mie considerazioni sulla Shoah.
La prima volta che trovai il significato della parola shoah, da piccolissima, scoprii che letteralmente significa «tempesta devastante».
Al di là dei passaggi della Bibbia che la citano, essa indica “il genocidio del popolo ebraico compiuto durante il periodo nazista”.
E il genocidio è “la distruzione di un gruppo etnico, razziale o religioso, compiuta attraverso lo sterminio degli individui che ne fanno parte”.
Questa “tempesta” e questa “devastazione”, che fanno parte del significato di una parola, nella realtà hanno significato la morte di circa sei milioni di ebrei.
Non è facile per nessuno, e neanche per me che sono una bambina, affrontare l’idea di milioni di persone uccise. Un’idea così atroce racchiusa in una parola così breve.
Ho letto molto, su questo argomento. Il Diario di Anna Frank è stato il primo contatto tra me e queste atrocità.
Una ragazzina, un diario, tante pagine da scrivere. Anch’io ho un diario e tante pagine da scrivere. Ma Anna è morta a soli sedici anni, perché faceva parte anche lei di quei sei milioni di ebrei che un potere folle e crudele voleva uccidere.
In quelle pagine ci sono tante cose, ma anche l’idea di quella distruzione, che è avvenuta a poco a poco.
L’ho immaginata, dall’inizio alla fine. Prima gli ebrei furono colpiti dalle leggi razziali, e furono limitati, in tutto: vennero esclusi dalla vita sociale e da quella pubblica. In particolare, il divieto di andare al cinema colpì molto duramente Anna, che era un'appassionata e collezionista di foto di star del cinema. Dovette anche abbandonare la scuola pubblica a favore di uno speciale liceo per sole ragazze ebree.
E la sua sorte fu quella di tanti altri ebrei.
Prima furono emarginati.
Poi furono costretti a nascondersi, per sottrarsi alla deportazione.
Poi furono scoperti e deportati nei campi di concentramento.
Li ho immaginati e visti attraverso le mie tante letture: la sottile casacca carceraria, a righe, numerata, che non proteggeva dal freddo; i cambi di biancheria che si succedevano ad intervalli persino mensili, mentre gli internati non avevano neanche la possibilità di lavarla e convivevano con sporcizia e malattie; gli alloggi freddi e sporchi; la fame; il trattamento disumano…
E soprattutto, la cosa più atroce: essere in salute e potere lavorare era l’unica condizione per essere lasciati in vita.
Questo è quello che restava della vita vera, nei campi di concentramento, che erano, alla fine, la morte che arrivava a piccoli passi.
Quindi, essere deportati significava perdere già tutto: gli ebrei condotti nei campi di concentramento venivano allontanati dalla loro casa, dai loro affetti, dalle loro passioni, e si ritrovavano in ambienti ostili, dove venivano affamati, costretti a lavori forzati, torturati, privati di ogni forma di dignità.
Restava la speranza di una liberazione, che si è avverata solo per i pochi che sono riusciti a sopravvivere.
Tutto questo è stata la shoah: violenza, sofferenza, morte.
Adesso ne resta la memoria. Ricordiamo ciò che è stato, e continueremo a ricordarlo, per sempre. Perché non si ripeta.
Continuano anche le testimonianze dei diretti interessati, i superstiti.
Io li osservo, nei tanti documentari. Parlano dalle loro case, ormai nonni. Dio ha voluto ricompensarli con una vita lunga, che è diventata benevola, umana, normale.
Alle spalle, un’esperienza dolorosa ed indimenticabile, ma anche un’esistenza ricostruita, un matrimonio, i figli, i nipoti. Tanto amore, e tante gioie, pur con l’orrore alle spalle.
Ricordo le parole di Anna Frank: “Non penso a tutta la miseria, ma alla bellezza che rimane ancora”.
E concludo che c’è sempre una speranza, e che l’umanità, quell’insieme dei caratteri essenziali e distintivi dell’essere umano, sopravvive anche nelle condizioni più dolorose, per poi rinascere, più tenace, più forte e più bella."
Il gruppo di alunni della Classe V del PLESSO EMILIO COPPOLA, immagina di scrivere sul proprio diario, cercando di utilizzare la stessa forma di comunicazione di ANNA, il diario ha avuto una funzione determinante nella sua vita , dandole la possibilità di comunicare con se stessa e con il mondo, lasciando così all’umanità la testimonianza di una realtà atroce, vista con la sensibilità, l’intelligenza, la sincerità di una ragazzina .
"Caro diario,
oggi a scuola abbiamo trattato un nuovo argomento: la Shoah. Quando la maestra ne ha parlato, sono rimasto sbalordito dalle atrocità che commettevano i nazisti. Sono rimasto ancora più sbalordito per le analogie tra me e Anna, come quando eravamo chiusi in casa durante il primo lock down, le restrizioni che abbiamo dovuto rispettare, delle tante persone morte a causa di questo virus che ancora oggi ci rende pensierosi…….
Noi, a differenza di Anna, almeno potevamo videochiamarci e per uscire, quando era necessario, dovevamo indossare la mascherina. Anna, invece, quelle poche volte che usciva doveva indossare a malincuore la giacca dove era cucita la stella di Davide, che distingueva gli ebrei da tutti gli altri, ma la maggior parte del suo tempo lo trascorreva nascosta nella sua stanza.
Quello che ha scritto Anna, le sue paure, le sue emozioni, le sue gioie, i suoi desideri, mi hanno insegnato che nei tempi più bui bisogna essere speranzosi forti e coraggiosi per superare tutte le difficoltà come quella che stiamo vivendo noi oggi con il Covid 19.
Mi ha insegnato anche che la solitudine è una sensazione brutta e che rende tristi le giornate, ma se trovi il lato positivo, tutto può trasformarsi in meglio. Trovare il bello negli attimi più tristi serve per continuare a vivere e a desiderare di essere liberi, proprio come lei, perché anche noi, purtroppo, non siamo più liberi come prima."
IL Club, raccolte le testimonianze prodotte dai “più giovani”, ne diffonde i contenuti per sostenere l’educazione verso la conoscenza dei fatti storici , quale sostegno alla cura della MEMORIA, per finalizzare le azioni verso obiettivi di consolidamento delle coscienze.
Il socio Franco FIUME, esperto in materia, studioso e diffusore della cultura della SHOA, esprime un suo pensiero ricollegandosi ad ..”Aristotele, definiva l’uomo un animale sociale, oggi, con la pandemia, noi persona umana, abbiamo visto e vediamo di aver bisogno degli altri, per diventare le persone che dobbiamo essere, , per raggiungere la piena maturità umana. Dopo i lunghi mesi di isolamento, abbiamo sofferto per la mancanza di incontri e sentito il bisogno della stretta di mano, che è il primo linguaggio di amicizia! Tanta sofferenza, deve far maturare la società , lepidemia non è solo un temporale che passerà, ma una rivelazione della debolezza umana del nostro vivere socialle. Mi rivolgo ai giovani citando un passaggio della lettera agli studenti del professore Pietro Carmina ..” non siate spettatori ma protagonisti della storia che vivete oggi: infilatevi dentro, sporcatevi le mani, mordetela la vita, non “adattatevi”, impegnatevi, non rinunciate mai a perseguire le vostre mete, anche le più ambiziose, caricatevi sulle spalle chi non ce la fa: voi non siete il futuro, siete il presente. Vi prego: non siate mai indifferenti, non abbiate paura di rischiare per non sbagliare..”
(Foto tratta da osservatoriodiritti.it)
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